La tassazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) in Italia è un meccanismo concepito per essere un vantaggio per il lavoratore.
La misura utilizza la tassazione separata anziché l’aliquota ordinaria dell’anno in cui si riceve la liquidazione. Teoricamente, questo sistema protegge il TFR, accumulato in più anni, dall’essere colpito dalle aliquote IRPEF più alte.
Teoricamente, appunto. Tuttavia, il sistema è pieno di insidie che possono trasformare il beneficio in un salato conguaglio fiscale. La complessità e gli errori nascono principalmente quando il lavoratore richiede un anticipo del TFR prima della cessazione del rapporto di lavoro. Gli anticipi di TFR vengono tassati con una modalità meno favorevole rispetto alla liquidazione finale. L’INPS o l’azienda applicano una ritenuta a titolo d’acconto, ma, a differenza del TFR finale, l’anticipo è tassato come reddito ordinario nell’anno in cui viene percepito.
Questa tassazione provvisoria spesso non tiene conto dell’aliquota media finale che dovrebbe applicarsi. Il risultato è un calcolo errato che deve essere sanato l’anno successivo.
Il problema più sgradito nel chiedere un anticipo del TFR, è la nascita di conguagli fiscali salati che arrivano con la dichiarazione dei redditi.
La tassazione separata del TFR totale si basa sull’aliquota media degli ultimi 5 anni di reddito del lavoratore. Quando viene concesso un anticipo, questo meccanismo viene interrotto o complicato. L’Agenzia delle Entrate, in fase di conguaglio, ricalcola la tassazione complessiva. Poiché l’imposizione sull’anticipo non è sulla stessa linea del calcolo della media, l’imposta definitiva risulterà spesso più alta rispetto all’aliquota media effettiva, lasciando al contribuente un debito imprevisto.
Il meccanismo manca di armonizzazione tra l’imposizione sull’anticipo e quella applicata al TFR residuo. Questa incoerenza trasforma la tassazione separata, pensata come tutela, in un fattore di rischio e incertezza, rendendo difficile per il lavoratore o il commercialista prevedere con esattezza l’imposta finale che sarà dovuta. Per evitare questi problemi e beneficiare di una tassazione sensibilmente più bassa, la strategia più consigliabile è destinare il TFR a un fondo pensione complementare. In questo caso, il TFR è sottoposto a un regime fiscale di gran lunga più agevolato: 20% (contro il 26% degli investimenti standard).
Al momento del riscatto finale (o pensionamento), l’imposta è estremamente bassa, variando dal 15% fino al 9%, a seconda degli anni di permanenza nel fondo di cui sopra.
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