Sono attese novità per quanto riguarda le pensioni di reversibilità nel 2026. Tra aumenti e tagli: ecco che cosa aspettarsi dal prossimo anno.
Gli assegni pensionistici di reversibilità sono sempre delle prestazioni economiche erogate mensilmente dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ai familiari superstiti di un lavoratore o pensionato che è venuto a mancare. È una tutela economico per i coniugi, per i figli e, in alcuni casi, per altri familiari.

L’assegno pensionistico spetta sempre al coniuge superstite, in condizioni specifiche anche nel caso in cui il defunto era separato o divorziato; ai figli minorenni, studenti o inabili al lavoro; altri familiari come genitori o fratelli e sorelle inabili in assenza di coniuge e figli. L’importo della pensione non è fisso, ma si basa su una percentuale della cifra che percepiva il defunto.
Al coniuge superstite spetta il 60% della pensione del defunto; ai figli il 20% e agli altri familiari aventi diritto il 15%. Per poterla ricevere è necessario presentare una domanda specifica all’INPS con la documentazione richiesta. Detto ciò, tutti coloro che percepiscono le pensioni di reversibilità devono sapere che ci saranno novità dal 2026 sia per gli aumenti legati alla rivalutazione, che al ricalcolo delle quote.
Pensioni di reversibilità 2026: le novità a partire da gennaio
Il prossimo anno ci saranno diverse novità sul tema pensionistico. Uno dei focus principali saranno proprio le pensioni di reversibilità, le quali avranno sia aumenti che riduzioni. Ciò porterà a un aggiornamento delle soglie. Maggiore attenzione sarà sui tagli, visto che il trattamento minimo è stato fissato a 611 euro mensili. Il sistema rimane a tre fasce di riduzione, ma i valori saranno aggiornati.

In particolare, i tagli saranno i seguenti: meno del 25% con redditi superiori a 23.862,15 euro annui; meno del 40% con redditi fino a 31.816,20 euro annui; riduzione del 50% con redditi che superano 39.769,25 euro annui. Ciò avrà un impatto notevole sull’importo percepito mensilmente. Tuttavia, c’è da aggiungere che questi tagli non si applicano nei casi dei figli del defunto.
Oltre ai tagli, sono previsti anche degli aumenti con tasso di rivalutazione dell’1,4% fino a quattro volte il trattamento pensionistico minimo, con percentuali ridotte al 90% tra 4 e 5 volte il minimo e al 75% oltre il 5. L’incremento verrà applicato alla pensione originaria del defunto e non all’assegno che viene erogato mensilmente al superstite.
Chi ha una pensione di 1.000 euro, da gennaio 2026 riceverà 1.014 euro, con il coniuge che vedrà un aumento di 8,40 euro circa perché percepirà il 60%, mentre il figlio avrà un aumento di appena 2,80 euro in quanto la quota è del 20%. Lo stesso vale per la tredicesima e la quattordicesima, così come per le altre integrazioni che sono collegate al minimo.
È bene segnalare che il nuovo anno introdurrà anche un incremento della maggiorazione sociale, parliamo del noto “incremento al milione”, che andrà ad arricchire le pensioni di reversibilità di 20 euro. Questo porterà la quota base a circa 768,30 euro, prima della suddivisione sulle percentuali.





