I problemi legati alle differenze tra assistenza e previdenza nella pensione di reversibilità generano solo confusione.
Quanto spetta realmente dipende dai seguenti fattori. La pensione di reversibilità, pur essendo previdenziale, viene concessa solo se il superstite è in uno stato di bisogno economico o vivente a carico del defunto.
La pensione di reversibilità è, per definizione, una prestazione di natura previdenziale, erogata ai familiari superstiti in base ai contributi versati dal defunto. Tuttavia, l’applicazione di criteri assistenziali (legati allo stato di bisogno e al reddito del beneficiario) nella sua erogazione e quantificazione la rende una delle prestazioni INPS più complesse e meno trasparenti, causando frequenti contenziosi e incertezze.
La quantificazione della pensione dipende da una serie di condizioni familiari e reddituali che non sono chiare né al superstite né agli operatori, con importi che possono variare anche in corso di erogazione. L’INPS infatti, effettua ricalcoli e riduzioni automatiche in base ai redditi complessivi del beneficiario, ma senza una comunicazione trasparente che spesso genera errori, contenziosi e indebitamenti.
Problemi che generano confusione tra reversibilità e assegno sociale. Alcuni superstiti possono confondere l’assegno sociale, che è una prestazione assistenziale, con la pensione di reversibilità, che invece dipende dall’attività contributiva del defunto. L’individuazione del soggetto avente diritto è vincolata anche a rapporti civili legittimi (matrimonio, unione civile), non solo a condizioni contributive o economiche, creando situazioni in cui persone effettivamente bisognose non ricevono nulla.
La reversibilità si perde immediatamente se il superstite si risposa o perde i requisiti di bisogno, contraddicendo principi assistenziali di continuità dell’aiuto economico.
Spesso le sentenze riconoscono diritti che la normativa esclude o limita, con conseguenti contenziosi e incertezze legali. A causa della complessità di regole miste, la presentazione, gestione e revisione delle domande di reversibilità è fonte frequente di errori e ritardi nell’erogazione. La valutazione del reddito ai fini della reversibilità considera anche patrimoni o redditi familiari integrati, che possono penalizzare il superstite se non correttamente calcolati o comunicati. Le prestazioni assistenziali alternative in caso di perdita della reversibilità (assegni sociali, minimi, integrazioni) sono spesso inferiori, aumentando il rischio di disagio economico per i superstiti.
Dunque la mescolanza di principi previdenziali con criteri assistenziali genera problemi di chiarezza, calcolo, erogazione e tutela dei diritti dei superstiti, rendendo la pensione di reversibilità un ambito complesso e fonte frequente di contenziosi e disagi.
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