Nel 2026 potrebbe arrivare un’interessante novità per i proprietari di seconde case in relazione al pagamento IMU.
Gli sgravi per le case al mare e in montagna sono una possibilità sempre più reale. Il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze sta valutandone l’attuazione nel 2026 a condizione che le abitazioni non vengano affittate. Sarà facoltà dei Comuni ridurre l’imposta se l’immobile rimarrà a disposizione del proprietario.
Il 26% degli italiani ha una seconda casa. Un investimento, un appoggio per le ferie o i weekend lontani dalla solita routine, una risorsa per il futuro. Tra i Paesi europei l’Italia ha il più alto tasso di proprietà di seconde case a sottolineare come il rapporto tra italiani e proprietà immobiliare sia molto sentito.
Il mattone è un simbolo di stabilità e di benessere e sebbene per tanti rimanga solo un sogno, per altri la seconda casa al mare o in montagna è realtà. Per molti sarà il rifugio della pensione o l’eredità da lasciare ai figli, in ogni caso tutti i proprietari di seconde case hanno l’obbligo di versare l’IMU, l’Imposta Municipale Unica. Secondo una stima dell’UIL tramite il servizio Politiche Fiscali e Previdenziali, il costo medio dell’IMU per una seconda abitazione in una città capoluogo si aggira intorno ai 977 euro.
Evitare il pagamento di centinaia di euro sarebbe un vero sogno per gli italiani. Nel 2026 potrebbe diventare realtà. Il Decreto del MEF pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 novembre 2025 ridefinisce gli spazi entro i quali i Comuni possono agire. Concede loro la possibilità di prevedere sgravi per gli immobili non affittati al mare e in montagna.
Tra le novità del Decreto le modalità di differenziazione delle aliquote da parte dei comuni e l’introduzione dell’uso effettivo dell’abitazione. Le seconde casa sfitte e non concesse in comodato usate solo per alcuni periodi all’anno rientreranno nella categoria degli immobili a disposizione dei proprietari.
Questo perché l’immobile usato tre mesi in estate o un mese in inverno incide meno sui servizi comunali rispetto ad una casa utilizzata tutto l’anno.
Di conseguenza viene concesso ai Comuni di modulare l’aliquota in modo che rispecchi più fedelmente la realtà. Attenzione, è una possibilità data alle amministrazioni comunali.
Non sono obbligate a metterla in atto. Lo sgravio si esclude da sé in caso di casa affittata o adibita ad attività turistica. Il principio che il Decreto suggerisce di seguire è quello della redditività dell’immobile. Se produce reddito l’IMU dovrà essere pagato per interno, in caso contrario il Comune avrà la facoltà di applicare lo sgravio. La decisione ultima sarà dei Sindaci.
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