Gli aumenti delle pensioni promessi per il 2026 non ci saranno: ecco come si riprendono i soldi

Pensioni 2026: come funzionano gli aumenti automatici e cosa temono i pensionati. Una guida chiara per capire cosa succederà con la rivalutazione.

Il 2026 si avvicina, e con esso torna sotto i riflettori un tema che riguarda milioni di persone: la cosiddetta rivalutazione delle pensioni. Si tratta dell’aumento automatico degli assegni previdenziali pensato per compensare l’inflazione, cioè l’aumento generale dei prezzi di beni e servizi nel tempo. Ogni anno questo meccanismo dovrebbe permettere ai pensionati di mantenere il loro potere d’acquisto, evitando che la vita quotidiana diventi più difficile a causa dei rincari.

un salvadanaio con la scritta pensione
Gli aumenti delle pensioni promessi per il 2026 non ci saranno: ecco come si riprendono i soldi – istitutomantovanodistoriacontemporanea.it

Negli ultimi mesi, però, l’argomento ha acceso molte discussioni. Da una parte c’è chi spera in aumenti significativi, che possano alleviare le spese quotidiane; dall’altra ci sono timori diffusi, perché non è chiaro se gli incrementi saranno effettivi o se resteranno solo sulla carta. Tante persone si chiedono cosa cambierà davvero nella loro busta paga e se gli assegni saranno sufficienti per affrontare le spese del nuovo anno.

Rivalutazione pensioni 2026: cosa c’è da sapere prima di preoccuparsi

Secondo le ultime indicazioni del Ministero dell’Economia, la rivalutazione sarà pari a circa l’1,4%, quindi ogni pensione crescerà di una piccola percentuale per seguire l’aumento generale dei prezzi. Chi percepisce la pensione minima, cioè l’assegno più basso, riceverà anche un incremento aggiuntivo grazie alla legge di bilancio, e l’assegno dovrebbe arrivare a circa 620 euro al mese.

due persone anziane che controllano dei fogli
Rivalutazione pensioni 2026: cosa c’è da sapere prima di preoccuparsi – istitutomantovanodistoriacontemporanea.it

Le pensioni più alte, invece, subiranno un aumento leggermente più basso, secondo le regole di calcolo stabilite dalla normativa. Tuttavia, anche se sulla carta questi aumenti sembrano positivi, nella pratica molti pensionati si troveranno a ricevere solo pochi euro in più al mese. Questo accade principalmente per due motivi.

Le tasse e le addizionali, che trattengono parte dell’aumento, e la soglia no tax fissa, che fa sì che chi percepisce una pensione medio-alta perda gran parte dell’incremento. Al contrario, chi riceve pensioni minime o integrazioni assistenziali ne beneficia quasi per intero. Il risultato è che persone che hanno lavorato e versato contributi per tutta la vita potrebbero vedere un aumento minimo, talvolta inferiore a chi riceve pensioni assistenziali. Questo fenomeno è spesso chiamato paradosso delle pensioni.

In alcuni casi, chi ha avuto una carriera lunga e ha versato contributi regolarmente potrebbe finire con un assegno netto uguale o addirittura inferiore a chi ha ricevuto una pensione minima assistita, pur avendo diritto a un importo maggiore. La differenza nasce dalle regole fiscali e dai meccanismi di integrazione, che favoriscono chi ha pensioni basse. Mentre le tasse riducono l’aumento per chi ha pensioni medio-alte.

Per i pensionati, questo significa che gli aumenti previsti nel 2026 non saranno percepiti allo stesso modo da tutti: chi ha assegni bassi vedrà qualche euro in più, mentre chi ha pensioni più consistenti potrebbe notare solo un incremento molto limitato. Di conseguenza, il potere d’acquisto resterà pressoché invariato per molti. E rende importante pianificare con attenzione le spese quotidiane e monitorare il proprio cedolino.

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