In previsione un’esenzione IRPEF per lavoratori e pensionati, sarà la svolta per milioni di italiani. Sogno o realtà?
Si parla di un cambiamento che segnerebbe in modo positivo milioni di italiani. Poter dire addio alle tasse significherebbe tornare a respirare evitando di scendere al di sotto della soglia di povertà. La proposta arriva da Pd, M5s, Avs e Italia Viva ma quanto costerebbe allo Stato?
L’odio per le tasse è comune a tutti i contribuenti. Si lavora per vedersi annullare parte della retribuzione eppure le imposte sono necessarie per la sopravvivenza dello Stato. Se le casse si svuotano si perdono i servizi essenziali. Bisognerebbe riuscire a trovare un equilibrio per evitare che i cittadini per poter ottemperare l’obbligo di pagare le tasse rimangano con pochi spiccioli a disposizione e una qualità della vita molto bassa.
Dipendenti e autonomi, tutti pagano le tasse e tutte desidererebbero essere liberi da questo onere. Per alcuni il sogno potrebbe diventare realtà con la proposta di alcuni partiti. Niente pagamento IRPEF per i lavoratori con guadagni sotto i 15 mila euro all’anno. Per milioni di contribuenti sarebbe una novità che risolleva gli animi ma la felicità dei cittadini si scontra con i costi per lo Stato.
L’idea è di innalzare la no tax area dagli attuali 8.500 mila euro ai 15 mila euro. Tantissimi dipendenti e pensionati rientrerebbero nella misura, esclusi gli autonomi come sempre relegati tra gli ultimi. L’esenzione spetterebbe solo per il triennio 2026/2028, sarebbe un aiuto temporaneo per aiutare le fasce di popolazione economicamente più deboli.
La proposta esclude chi ha guadagni entro 15 mila euro dal versamento totale dell’IRPEF. Non solo, si parla pure di una riduzione del carico fiscale per chi ha guadagni maggiori dato che l’imposta verrebbe calcolata sull’eccedenza oltre i 15 mila euro.
Il vantaggio sarebbe progressivo e si azzererebbe toccando i 60 mila euro. Il problema serio da affrontare per poter mettere in atto una misura del genere riguarda i costi per lo Stato.
La stima è di 12 miliardi di euro in tre anni, 4 miliardi ogni anno. Secondo i partiti che hanno avanzato la proposta i soldi si potrebbero prendere tramite due canali. I tagli alla spesa pubblica per 1,5 miliardi di euro l’anno a condizione che non vengano toccati settori fondamentali come la sanità, il welfare, l’istruzione, le pensione, gli stipendi pubblichi, l’ambiente.
Il secondo canale prevede il reperimento delle risorse tramite il potenziamento della lotta all’evasione fiscale e l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. La previsione è di recuperare così 2,5 miliardi di euro.
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