Gli istituti bancari e le poste hanno l’obbligo di comunicare i dati relativi ai conti correnti degli utenti, ma il controllo effettivo sui movimenti da parte del Fisco scatta solo quando si verificano delle circostanze che fanno sospettare movimenti non leciti.
Mettere i propri risparmi e i propri guadagni in un conto corrente equivale a dare traccia di ciò che possediamo e di come spendiamo il denaro non solo all’istituto bancario che ospita le nostre finanze, ma anche al Fisco. Bisogna sapere infatti che le banche e la posta sono obbligati dalla legge a fornire un resoconto completo degli spostamenti economici che avvengono sui conti ogni mese.

I dati forniti dalle banche all’Agenzia delle Entrate durante l’anno – a fine anno dovrà essere consegnato anche un resoconto delle entrate e delle spese complessive, nonché un calcolo della giacenza media – vengono poi analizzati attraverso un confronto con le dichiarazioni dei redditi.
Non bisogna però pensare che in questo modo il Fisco sappia vita, morte e miracoli di tutti gli italiani, poiché questa prima trasmissione di dati e questo confronto avvengono esclusivamente in forma anonima. Qualora non vengano riscontrate incongruenze o movimenti anomali, l’Agenzia delle Entrate vedrà esclusivamente dei numeri non associati ai correntisti.
Inoltre bisogna anche sfatare il mito secondo cui ogni spesa fatta o ogni prelievo viene automaticamente visto dall’Agenzia delle Entrate. I controlli avvengono su base mensile attraverso dei resoconti e come già spiegato poco fa non verranno mai associati al singolo correntista qualora non emergano delle incongruenze che spingono a sospettare un illecito e a richiedere un approfondimento sulla singola posizione finanziaria.
Cosa accade quando il Fisco trova incongruenze
Il discorso è diverso quando emergono delle discrepanze tra le dichiarazioni dei redditi e i movimenti sul conto corrente. In questo caso infatti è possibile che l’Agenzia delle Entrate chieda alle banche di fornire dati più approfonditi e già contenuti in quella che viene chiamata Superanagrafe dei conti correnti.

Inizialmente contenente solamente i dati delle imprese, questa enorme banca dati contiene tutti i rapporti finanziari riguardanti chi ha un conto in banca, dunque apertura e chiusura dei conti correnti, di conti deposito o carte di credito, dati anagrafici del titolare, dei cointestatari e dei delegati e le operazioni extra conto che il contribuente effettua allo sportello bancario o postale.
Questi dati si aggiungono a quelli già in possesso del Fisco come la giacenza media annuale, il totale degli accrediti e quello dei prelievi, l’esistenza di cassette di sicurezza intestate al contribuente, quella di carte prepagate, quella di conti in valuta estera, il possesso di criptovalute, quello di materiali preziosi, azioni, fondi investimento, assicurazioni sulla vita, fondi pensione.
Grazie all’insieme di questi dati è possibile avere un quadro quanto più completo possibile sulle entrate e sui risparmi del contribuente, così da poter comprendere se la discrepanza rilevata può essere giustificata da movimenti esterni ai conti correnti ma non per questo illeciti.





