In quali casi non sei più obbligato a pagare l’assegno di mantenimento e cosa prevede la legge in situazioni reali? Scopriamolo insieme.
Quando si parla di separazione o divorzio, uno degli aspetti più delicati riguarda il mantenimento economico. Molte persone credono di conoscere tutte le regole che disciplinano l’assegno di mantenimento, ma in realtà ci sono dettagli spesso poco noti che possono fare una grande differenza nel tempo.

Non si tratta solo di versamenti mensili o di obblighi formali: esistono norme precise che determinano cosa è possibile chiedere, fino a quando e in quali condizioni. Queste regole possono influenzare sia chi riceve l’assegno sia chi lo deve versare, e avere effetti concreti sulla vita quotidiana, sulla pianificazione economica e sulle decisioni future. Per questo è importante comprendere bene il funzionamento dell’assegno di mantenimento e sapere quali aspetti meritano maggiore attenzione, anche quando tutto sembra chiaro sulla carta.
Quando l’assegno di mantenimento può cessare?
Quando un giudice stabilisce l’obbligo di versare un assegno di mantenimento, solitamente stabilisce una cadenza regolare, spesso mensile. Ogni pagamento prende il nome di rata – o rateo – e rappresenta un obbligo distinto e autonomo. Purtroppo, può capitare che chi deve pagare non rispetti questo obbligo e non versi una o più rate. In passato, si credeva che chi riceveva l’assegno potesse richiedere le somme arretrate anche a distanza di molti anni, fino a un massimo di 10.

Tuttavia, una recente sentenza ha chiarito un punto fondamentale: ogni rata non pagata si prescrive dopo cinque anni dalla scadenza, a meno che non siano stati compiuti atti specifici per interrompere la prescrizione. Come, ad esempio, si è inviata una diffida formale o avviare un procedimento legale. La prescrizione indica il periodo entro cui è possibile far valere un credito. Trascorso questo termine senza aver compiuto azioni legali, il diritto a richiedere il pagamento si estingue.
Per fare un esempio, se una rata era prevista per il 1° gennaio 2019, chi doveva riceverla ha tempo fino al 1° gennaio 2024 per reclamarla. Dopo questa data, il credito non può più essere recuperato. Salvo che ci siano stati atti che interrompono la prescrizione. Questo cambiamento comporta conseguenze rilevanti per entrambe le parti coinvolte.
Chi riceve l’assegno deve monitorare attentamente le date di pagamento e intervenire tempestivamente per non perdere il diritto a somme già maturate. Dall’altra parte, chi deve versare l’assegno può avere maggiore sicurezza: dopo cinque anni dalla rata non pagata, non sarà più legalmente obbligato a versarla.
Per proteggersi, chi riceve l’assegno dovrebbe tenere un registro dettagliato dei pagamenti, inviare solleciti o messa in mora in caso di ritardi e consultare un avvocato per eventuali azioni legali prima che scadano i cinque anni.
Chi deve pagare, invece, deve considerare che ogni rata ha la propria scadenza e che ignorare i pagamenti può comunque comportare problemi legali fino al termine della prescrizione. In questo modo, entrambe le parti possono gestire l’assegno di mantenimento con maggiore chiarezza e sicurezza.





