A molti potrebbe sembrare incredibile, ma a produrre il panettone più buono d’Italia è un giovane di soli 31 anni, segno evidente di come il talento non abbia età.
Natale è ormai alle porte, molti stanno quindi iniziando a pensare a cosa metteranno a tavola il 25 dicembre e nei giorni intorno alla data fatidica, anche se c’è chi preferirà puntare sulla tradizione e non distogliersi da quanto fatto negli anni passati e chi invece avrà voglia di novità. Ben diverso può essere invece il discorso relativo ai dolci, ambito in cui raramente si sceglie di cambiare, basti pensare a come per alcuni il panettone sia qualcosa di imprescindibile.
Pur avendo origini milanesi, è amato davvero da tantissime persone in tutta Italia, che scelgono di mangiarlo sia al termine di un pasto, sia eventualmente a merenda o colazione, apprezzandone il gusto e la consistenza. Non tutti sono disposti a spendere grosse cifre per questo, molti finiscono per acquistare quello commerciale al supermercato al costo di pochi euro, ma se si deve puntare sulla qualità i numeri salgono, anche se probabilmente pochi sarebbero pronti a scommettere su chi sia quello che ha preparato quello in assoluto più buono d’Italia.
È semore interessante essere a conoscenza di chi realizza prodotti culinari pregiati, anche se non sempre scegliamo di provarli per evidenti motivi legati al budget. Si tende però a pensare che la situazione possa essere differente se si parla di qualcosa di estremamente semplice e facile da trovare, come può essere il panettone, in assoluto il dolce natalizio per eccellenza insieme al pandoro.
In casi simili può esserci chi è alla ricerca di qualcosa di diverso dal consueto e può arrivare a spendere qualcosa in più rispetto al solito pensando che il 25 dicembre in fondo venga una volta all’anno, senza per questo svenarsi del tutto.
Chi pensa che quello in assoluto più buono d’Italia sia ad opera di uno degli chef e pasticceri più noti deve però ricredersi. Il merito di questo risultato va infatti a un giovane insospettabile, di soli 31 anni, Mattia Ricci, terza generazione all’interno dello storico forno di Montaquila (Isernia) a conferma di come l’esperienza sia importante ma sia soprattutto il talento a fare la differenza.
Il ragazzo ha sempre avuto le idee chiare su quello che voleva fare “da grande”, per questo ha fatto il possibile per carpire i segreti da nonno e papà e sembra esserci riuscito appieno, al punto tale da riuscire a fare anche meglio di loro. L’azienda di famiglia è quindi storica, anche se il vero salto di qualità è più recente, risale al 2001, quando i proprietari hanno fatto una ristrutturazione totale allo stabilimento.
Quella è stata la fase in cui si è scelto di migliorare la logistica, oltre che di prestare un’attenzione maggiore ai consumi energetici, con l’obiettivo di rendere più proficua la produzione, cosa che è effettivamente avvenuta.
Ogni dettaglio non viene lasciato al caso, come ha spiegato lo stesso Mattia: “Dei canditi si occupa mio padre, selezionando le arance provenienti dalla Sicilia, il cedro Diamante e i limoni dell’isola di Procida – sono state le sue parole a ‘Gambero Rosso’ -. Da questi produce sia marmellate che, con le scorze, i canditi che poi vanno nei nostri lievitati. Il miele è un’importante firma del territorio sui nostri prodotti”. Se questo riconoscimento è arrivato non può che essere il segno di come le scelte fatte siano state pienamente azzeccate.
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